il borgo
Padula [probabilmente dal latino medievale Paludem] è il cuore dell’area occidentale del Vallo di Diano, 699 metri sul mare, in un contesto naturale incorniciato da una vegetazione rigogliosa, cielo terso, dal profilo nitido dei monti. Le radici antiche sono documentate dal tracciato della via romana Popilia e dai reperti archeologici provenienti da Civita [l’antica Cosilinum, ancora visibile per un tratto di mura più a Sud del centro urbano odierno, in una zona più elevata] e dalla necropoli di Padula, custoditi oggi nel Museo Archeologico della Lucania occidentale, ospitato nella Certosa di San Lorenzo. Il cristianesimo, in epoca costantiniana [IV secolo], traduce il culto pagano di un’antica divinità – forse il signore del sottosuolo, delle acque e dei terremoti, Attis, o Apollo – nella devozione profonda a san Michele, il patrono del borgo, che prende il posto della divinità ancestrale venerata nel santuario caverna di San Michele alle Grottelle, nei pressi di Cosilinum.
Dal 1296 Padula è feudo dei Sanseverino, famiglia potente del Regno di Napoli che rimarrà il perno della storia locale dal XIII secolo al Risorgimento. A Tommaso Sanseverino, nel 1306, si deve la fondazione della Certosa di San Lorenzo, a valle delle mura urbane. Il centro storico mantiene intatta la conformazione di borgo medioevale, con portali in pietra di Padula [la stessa materia luminosa e solida utilizzata anche nella costruzione della Certosa], archi e stradine gradinate.
Al primo nucleo urbano [fine IX/primi decenni X secolo] risale la chiesa Madre di San Michele Arcangelo, che domina il centro dal luogo più elevato del paese. “Fuori le mura”, la cripta della chiesa quattrocentesca della Santissima Annunziata [sede fino al Settecento di un ospedale e un ricovero per trovatelli] ospita il Sacrario dei Trecento, in memoria dei patrioti risorgimentali che partecipano alla spedizione sfortunata di Carlo Pisacane, giustiziati il 1 luglio 1857. La chiesa di San Clemente, costruita tra il XIII e il XIV secolo a ridosso del castello, ha un altare prezioso in pietra e marmi policromi. Dalla Porta della Chianchia Vecchia, o porta di Sant’Antonio, si raggiunge il convento di Sant’Agostino, commissionato intorno al XIV secolo dai Sanseverino, oggi sede del Municipio, con un chiostro a ventiquattro colonne e pavimentazione in pietra di Padula. Nella chiesa di Sant’Agostino è allestita una delle due sezioni del Museo del Presepe, con la grande scenografia della corte esterna della Certosa e la facciata monumentale: un presepe ambientato tra i monaci. L’altra sezione è nella chiesa di San Nicola de’ Domnis, la più antica testimonianza architettonica nel Sud Italia del culto cristiano greco-orientale, VI-VIII secolo.
Ancora nel centro storico, due raccolte private originali: il Museo del Cognome, negli ambienti di una casa settecentesca, dedicato allo studio della genealogia; il Museo didattico della pietra di Padula, intitolato alla tradizione millenaria dei maestri scalpellini, artigiani e scultori abilissimi, un viaggio nei manufatti, negli strumenti, nei monumenti generati da una passione per il marmo bianco locale più viva che mai.
Più a valle del territorio cittadino, il convento di San Francesco, voluto nel 1380 da Giovan Tommaso Sanseverino, omonimo del fondatore della Certosa.